Pozzo Gal - Miniera di Ingurtosu

MINIERA DI INGURTOSU

CANTIERE MINERARIO DI POZZO GAL

Fin dai tempi antichi l’area del medio campidano e la zona arburese vennero sfruttate per le estrazioni di argento, zinco e piombo. Nel corso dell’Ottocento prendono vita le principali miniere di cui ancora oggi rimangono i resti. Ad Arbus sono visitabili i complessi minerari di Ingurtosu e Montevecchio.
VILLAGGIO DI INGURTOSU
Il villaggio di Ingurtosu è situato all’estremità della valle de ‘Is animas’ e si conclude con le dune di Piscinas. Oggi è ormai un villaggio abbandonato, ma in passato vi era una delle più importanti miniere della Sardegna che arrivava ad accogliere circa 5000 persone: funzionava come centro di direzione della miniera di Ingurtosu e Gennamari. Vi era infatti, posto in una posizione dominante rispetto alle altre abitazioni, un palazzo dal quale venivano diretti lavori, chiamato “il castello”. L’attività estrattiva a livello industriale è iniziata nel 1858 e ha raggiunto la sua massima espansione all’inizio del XX secolo, quando la miniera divenne proprietà di una società inglese. Agli inizi degli anni ’50 ci fu un periodo di crisi che portò alla chiusura degli impianti vent’anni dopo.

CHIESA DI SANTA BARBARA
La chiesa di Santa Barbara, consacrata alla patrona dei minatori, fu voluta e finanziata da Lord Brassey e venne inaugurata il 21 maggio 1916.

PALAZZO DELLA DIREZIONE INGURTOSU
Il “castello” si trova lungo la strada proveniente da Montevecchio. Il suo grande arco costituisce una sorta di simbolica porta d’accesso al villaggio minerario. E’ edificato su più piani, ospitava gli uffici amministrativi e tecnici della miniera, i quali erano disposti secondo una gerarchia sociale.

LAVERIA BRASSEY
La laveria Brassey, chiamata anche laveria Naracauli, entrò in funzione nei primi mesi del 1900 e fu destinata principalmente al trattamento della blenda, dalla quale si estrae lo zinco. L’impianto, che aveva come scopo quello di lavare o separare i materiali utili dagli scarti, è stato per anni tra i più importanti della Sardegna ed è stato smantellato negli anni Settanta.

POZZO GAL
Il cantiere minerario di Pozzo Gal era nelle mani di una multinazionale franco-spagnola durante gli anni Venti e aveva come scopo la coltivazione sotterranea della blenda, che veniva trattata successivamente nella laveria Pireddu. Questo pozzo raggiunge la profondità di 205 m, ai quali si aggiunge una discenderia di 160 m, che venne realizzata una volta raggiunto il livello del mare.

SALA COMPRESSORI
In questa sala ci sono i compressori che portavano l’aria compressa alle macchine di tutte le gallerie della miniera, tra cui le più importanti per gli operai: le perforatrici. Queste migliorarono la produzione, ma causarono molte malattie, dovute al grande peso portato per molte ore, le ripetute percussioni sul petto dei minatori e le polveri respirate. Per questi motivi, veniva definita “ammazza uomini”. La situazione migliorò quando vennero introdotti un supporto pneumatico e un tubo che sparava acqua sulla roccia, in modo da ridurre la polvere.

SALA DELL’ARGANO
L’argano faceva salire e scendere le gabbie che trasportavano carrelli, minerali e minatori. Nell’ultima parte del pozzo c’era una sala con un secondo argano, che trasportava esclusivamente i carrelli. Il sistema era inizialmente controllato da due operai: l’arganista che si trovava di fronte al pozzo e l’addetto alle gabbie che si trovava all’interno. In seguito, grazie a un sistema idraulico, i comandi iniziarono ad essere gestiti da una sola persona all’esterno.

IL SISTEMA BEDAUX
Lo stipendio dell’operaio si basava sul sistema inventato da Charles Bedaux, che comprendeva il cronometraggio del lavoro di un minatore in un determinato lasso di tempo. Chi non raggiungeva gli standard, non riceveva la paga e poteva essere punito anche fisicamente, rischiando di essere licenziato.

IL CRIVELLO SARDO
Il Crivello serviva da decantatore per separare i minerali sterili da quelli utili, ed era utilizzato principalmente dalle donne. In miniera lavoravano anche i bambini, i quali svolgevano lavori difficili per gli adulti, come infilarsi nei passaggi più stretti o manovrare ingranaggi grazie alle loro piccole mani. Il lavoro minorile era considerato un male lecito per far fronte alla povertà e alla miseria. Successivamente nelle miniere di Montevecchio e Ingurtosu venne introdotto un nuovo trattamento per il recupero della galena e della blenda, che avveniva in varie fasi: il materiale veniva frantumato in pezzi piccolissimi, per poi arrivare in grosse macine dove, con l’aiuto dell’acqua, veniva ridotto in fanghi. Questi a loro volta erano sottoposti a trattamenti chimici per separare blenda e galena dallo sterile e in seguito ricavarne zinco e piombo (tramite i forni di fusione).

Nel 1948 venne costruita la tramoggia in cemento armato per il caricamento su camion.

Nel muro si vedono i fori fatti per testare le perforatrici.